Sono tantissimi gli interrogativi sul prossimo governo Draghi, tra visibilità, social network e media tradizionali. Ne abbiamo parlato su Clubhouse.
Desiderosi di provare Clubhouse e curiosi di confrontarci sugli effetti del Governo Draghi nella comunicazione politica, abbiamo organizzato – e continueremo a organizzare – una serie di room di approfondimento sul social network più chiacchierato del momento: tono leggero, scaletta elastica, tanti speaker e la volontà di capire come cambierà la comunicazione nei prossimi mesi.
Ecco qui qualche appunto, per fare ordine tra le tante cose dette e avere una base da cui riprendere il discorso giovedì 11 febbraio, sempre alle 18, sempre su Clubhouse.
Un presidente senza social
Draghi non ha i social e non crediamo debba farseli. Non sarebbe il primo caso di un capo di Stato senza profili attivi, ad esempio la cancelliera tedesca Angela Merkel non ce li ha (e le cose fino ad ora sono andate abbastanza bene). L’alternativa all’apertura dei suoi canali personali potrebbe essere l’occasione per inaugurare un profilo del Presidente del Consiglio che si passi di presidente in presidente, un po’ come avviene con l’account @Pontifex del Papa.
Un’altra opzione, secondo noi valida, sarebbe iniziare a usare in maniera seria e continuativa il profilo Palazzo Chigi – Presidenza del Consiglio dei Ministri che nonostante abbia 400.000 fan, fino ad ora è stato utilizzato principalmente per condividere i post della pagina di Giuseppe Conte.
https://www.facebook.com/palazzochigi.it/posts/3619279121473375
Nuova vita ai media tradizionali
La spasmodica ricerca di aneddoti su Mario Draghi di questi giorni – chi erano i suoi compagni di classe? Faceva sport? Che voti aveva? – ci dice di più sul ruolo che potranno avere i media tradizionali nella comunicazione dell’ex presidente della BCE. Senza poter attingere alla grandissima mole di informazioni disponibili grazie a un racconto di vita quotidiana fatto sui social, la stampa è stata costretta a fare tante ricerche offline e ad annusare il terreno. Se il trend dovesse continuare, la comunicazione di Draghi sarebbe meno diretta e sempre più filtrata dai media tradizionali. Insomma, niente più lanci di agenzia da tweet striminziti, niente più “indizi social”, niente più notizie costruite da quanto ogni tanto trapela dai profili. Almeno non da parte del Presidente.
Certo, questa strategia avrà dei rischi e dei vantaggi: l’importante sarà evitare di fare cose “social” su canali tradizionali. Ricordate il cane di Monti vero?
Gli effetti sul tono di voce della Politica
Questo governo di unità nazionale potrebbe avere effetti benefici almeno sul tono della comunicazione sui social network. La soluzione di compromesso, infatti, potrebbe aver insegnato a tutti a essere un po’ meno duri e insultanti nei confronti degli avversari politici.
Le forze in parlamento e i leader dei partiti riusciranno a dimostrarsi collaborativi oltre che nelle dichiarazioni di rito post-consultazioni, anche nella comunicazione quotidiana durante i mesi di governo? A giudicare da questo post della Meloni, sembra che questa piccola rivoluzione copernicana sia già iniziata.
https://www.facebook.com/giorgiameloni.paginaufficiale/posts/10158955593107645
Complessità da governo tecnico vs semplificazione da comunicazione social
Una cosa è certa e già ne vediamo i primi esempi: con un governo tecnico sostenuto da un’ampia maggioranza, scelte e soluzioni saranno più di “compromesso”. La politica dovrà infatti trovare la sintesi tra diverse sfaccettature e non ci sarà più spazio per misure spot. In questo nuovo contesto, come cambieranno le strategie digital dei vari partiti? Non c’è dubbio che i social possano veicolare una comunicazione capace di restituire la complessità della politica, ma fino ad ora quel che abbiamo visto più spesso è stata invece una ipersemplificazione e una polarizzazione del dibattito.
Anche in questo caso i comunicatori politici sono davanti a una bella sfida. Ad esempio, la pagina Lega Salvini Premier riuscirà a continuare a pubblicare 4500 post al mese senza cadere in contraddizione?
Governo di unità nazionale ed elezioni amministrative
Le regionali del 2020 ci hanno mostrato quanto possa essere complicato concorrere alle elezioni con coalizioni diverse da quelle che si hanno a livello nazionale. Se le sfide che abbiamo descritto fino a ora sono di comunicazione politica, ce ne sono anche di comunicazione più prettamente elettorale: non solo molti duetti maggioranza-minoranza attualmente in carica sono diversi da quelle nazionali, ma nel giro di una manciata di mesi si voterà anche nelle principali città italiane.
Mentre il PD e i Cinquestelle cercano di rendere strutturale l’alleanza, tutti i leader del centrodestra hanno rassicurato che la coalizione di livello locale non è in discussione. Sarà davvero così?
Proviamo a rispondere a tutto questo, giovedì 11, alle 18.30. Qui il link per partecipare.
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