Chi è Paolo Paschetto, l’uomo che pensò l’identità visiva della Repubblica Italiana

Chi è Paolo Paschetto, l’uomo che pensò l’identità visiva della Repubblica Italiana

RitrattoPaoloPaschetto

È venerdì. Hai appena inviato le bozze ultimate al cliente, per la terza volta ti ha chiesto di rifare il progetto. Ora, però, hai seguito le sue richieste alla lettera, ti senti con un piede in agenzia e l’altro nel weekend. Purtroppo la sua risposta è la più indesiderata: “Bello ma… non sono ancora soddisfatto. Scusa, sono esigente”. Ritiri amaramente il tuo piede dal weekend e lo rimetti sotto la scrivania, ancora una volta.

È capitata la stessa cosa a Paolo Antonio Paschetto, classe 1885, piemontese cresciuto tra le arti di Roma. Paschetto si fa notare subito all’Accademia di Belle Arti di via Ripetta per il suo rigore, figlio dell’educazione austera della Chiesa Evangelica. Numerosi i suoi talenti: dalle vetrate alle illustrazioni per le riviste; dall’Esposizione internazionale d’arte alle vetrate della chiesa battista di via del Teatro Valle. Sono suoi, ad esempio, i fregi del salone degli Stemmi e della sala dei Cimeli garibaldini, in Campidoglio.

Paschetto però è uno a cui piace il rischio: partecipa ai concorsi di alcune riviste che commissionavano opere d’arte e illustrazioni. Nel 1907 partecipa, e vince, al concorso per disegnare le 5 lire dell’epoca. Perciò, quando nel 1947 l’Assemblea Costituente indice un concorso per creare l’Emblema per la Repubblica, Paolo non ci pensa due volte (anche perché in palio c’erano ben 10.000 lire).

Il concept era preciso: “una cinta turrita che abbia forma di corona”. Paolo sa bene quali sono i simboli patri dell’Italia: la Stella di Venere che guidò Enea sulle terre della penisola; la corona muraria turrita, che unisce le città e resiste al fascismo; le fronde della flora italiana, l’ulivo. Paschetto presenta il progetto: aggiunge però un tocco personale, il mare, come valore aggiunto della penisola. Vince a mani basse.

Bozzetti emblema Repubblica Italiana 2

Tuttavia, l’Assemblea si rivela essere un cliente particolarmente esigente e insoddisfatto. I giovani partiti della Repubblica mostrano sin da subito manie di protagonismo: tutti vogliono i loro simboli rappresentati nell’Emblema. Viene indetto un secondo concorso del valore di 50.000 lire: Paschetto toglie la cinta turrita, la stella, il mare e un ramo d’ulivo e li sostituisce con un martello, simbolo del lavoro, un’ala e un ramo di quercia, simbolo di dignità e forza.

Bozzetti emblema Repubblica Italiana 3

Ad essere insoddisfatto questa volta è lo stesso Paschetto: nel gennaio 1948 presenta una seconda bozza, in cui primeggia la Stella di Venere. Aggiunge una ruota dentata d’acciaio, ispirato dal primo articolo della nuovissima Costituzione “fondata sul lavoro”, e che ricorda la corona turrita.

Nonostante i contrasti, il 31 gennaio 1948 l’Assemblea Costituente approva il disegno di Paschetto e il 5 maggio il Presidente della Repubblica Enrico De Nicola ratifica la scelta, firmando il decreto legislativo n. 535 e consegnando così all’Italia il suo simbolo.

Bozzetti finale emblema Repubblica Italiana

«Composto di una stella a cinque raggi di bianco, bordata di rosso, accollata agli assi di una ruota di acciaio dentata, tra due rami di olivo e di quercia, legati da un nastro di rosso, con la scritta di bianco in carattere capitale “Repvbblica Italiana”»

Paolo Paschetto muore nel 1963. Il suo simbolo è rimasto invariato sin da allora, anche se più di uno ha provato a modificarlo: Craxi e Cossiga, nonostante innumerevoli tentativi, non ci sono riusciti. Berlusconi, testardo, riuscì a farlo iscrivere nell’ellissi del logo della presidenza del Consiglio dei Ministri. A dimostrazione del fatto che i clienti, anche a distanza di anni, possano dimostrarsi estremamente difficili.

 

Buona Festa della Repubblica, Paolo.

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Ilaria Ballerini

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