Siamo ormai nel pieno dell’emergenza sanitaria causata dal COVID-19 e quello che qualche settimana fa ci sembrava uno scenario distante e irrealistico è divenuto una realtà quotidiana. Immagini e riprese di città e strade semi-deserte si susseguono nei notiziari e negli scatti che si trovano in rete, intervallati soltanto dagli aggiornamenti su numeri e statistiche dell’avanzare dell’epidemia.
Nessun settore della società è rimasto escluso. Chi più chi meno ha subito una privazione che ci tocca sia individualmente che collettivamente. Neanche lo sport, che inizialmente sembrava immune e sembrava abitare in un mondo tutto suo, ne è rimasto illeso. Di tutti i tipi e nella quasi totalità delle nazioni: competizioni a squadre, singoli atleti, automobilismo, motociclismo, sport invernali, tornei e competizioni dilettantistiche. Perfino per lo sport praticato a livello amatoriale sono arrivate limitazioni dalle istituzioni – nell’ottica di diminuire il più possibile le uscite.
Come tutti noi sappiamo, il calcio nel nostro paese è da sempre lo sport nazionale. Un movimento che richiama a sé una passione e una dedizione senza eguali, seguito da milioni e milioni di persone. In concomitanza con i primi casi positivi di calciatori e atleti al COVID-19, tutto il sistema nazionale (inizialmente molto titubante, tra rinvii, porte aperte, porte chiuse fino alla decisione del governo di bloccare anche lo sport) si è fermato e ha sospeso i campionati. A livello europeo ci è voluto ancora più tempo, con la notizia (di poche ora fa) della sospensione della Champions e dell’Europa League a data da destinarsi e lo slittamento al 2021 del campionato europeo.
Ma come sta reagendo lo sport in questo momento così critico per la salute mondiale? Quali iniziative sono state messe in campo per far fronte, nei limiti del possibile e della competenza, all’emergenza che ci attanaglia?
Molte società e istituzioni sportive, volti noti e personaggi in vista stanno scendendo in campo per aiutare il nostro paese (gli ospedali, le strutture sanitarie, le fondazioni) attraverso donazioni e raccolte fondi benefiche.
Nel mondo del calcio, ad esempio, l’Inter, attraverso il suo presidente Steven Zhang (già conscio della gravità della situazione nel suo paese d’origine, la Cina) è stata tra le prime società ad intraprendere azioni di questo tipo, in primis donando 100.000 euro a favore del dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche L. Sacco di Milano (per sostenere le attività di ricerca contro il nuovo virus) e successivamente consegnando 300mila mascherine ad uso medico e altri prodotti sanitari alla protezione civile.
A seguire Roma, Juventus, Milan e molte altre società di calcio (anche meno conosciute e di campionati minori) hanno seguito questa linea, chi donando ad ospedali nazionali di riferimento o nelle zone del Nord Italia più colpite dall’epidemia, chi donando alle strutture sanitarie presenti nel loro territorio, al fine di rafforzare la rete, la sanità locale e il reciproco legame storico-culturale ormai secolare.
La FIGC, la Federazione Italiana Giuoco Calcio, attraverso i sui suoi profili social ha promosso una campagna di sensibilizzazione delle regole corrette da tenere in questo momento dal nome #leregoledelgioco, sostenendo contemporaneamente una raccolta fondi per gli ospedali in prima linea. L’iniziativa ci ha particolarmente colpito in quanto, oltre a coinvolgere i volti della nazionale italiana sia maschile che femminile (guadagnandone quindi in termini di engagement, visibilità e earned media), tutte le regole sono state ideate e scritte in riferimento al linguaggio tecnico e agli schemi del calcio.
Per esempio, la regola n.1 promossa dal CT Roberto Mancini si presenta così: “il nuovo schema della nazionale è 1-1-1, per combattere la diffusione del Coronavirus manteniamo almeno un metro di distanza l’uno dall’altro”. La regola n.5 invece: “evita le mischie in area, per limitare la diffusione del Coronavirus dobbiamo evitare assembramenti soprattutto in luoghi chiusi”. Ancora la n.11: “fai di tutto per fa vincere la squadra, per limitare la diffusione del Coronavirus dobbiamo tenere duro e tifare l’uno per l’altro.”
In poco tempo l’hashtag è diventato virale e ha coinvolto tantissime persone che hanno condiviso l’iniziativa, arrivando fino ai tg nazionali e regionali.
I Social e la rete
Dal canto suo, lo stesso mondo dei social, in particolare pagine Facebook e Instagram dedicate al mondo del calcio e dello sport in generale e con un gran numero di follower, si sono attivate in tal senso. Se da una parte esse hanno naturalmente contribuito ad amplificare i messaggi di responsabilità, sensibilizzazione e coscienziosità delle istituzioni, dall’altra stanno contribuendo con iniziative creative e coinvolgenti a dare una mano a tutte quelle persone e quelle strutture che stanno affrontando l’emergenza sanitaria in prima linea.
Un esempio su tutti, la pagina instagram “Che Fatica La Vita da Bomber” ha ideato una social challenge che consiste nel fare una serie di palleggi e dare il proprio contribuito alla causa, donando a tutti gli ospedali sul territorio. Alla fine del video si nominano altre persone, con la speranza che esse accolgano l’invito, partecipino alla sfida e facciano acquisire più visibilità possibile al contenuto. Chi ci guadagna in questo modo è sempre chi ne ha bisogno ed è più in sofferenza. Ma non solo loro: chi per la terapia intensiva, chi per i farmaci, chi per le strutture sanitarie, tutte le community stanno contribuendo a modo loro. Nessuno resta a guardare.
Anche noi, con la squadra di calcio che seguiamo, l’Fc Salve, non siamo stati da meno. Per dare una scossa e portare una ventata, per quanto possibile, di serenità nelle case degli italiani (in particolare dei cittadini di Salve) abbiamo ideato una nostra social challenge dal nome #kickcovid19challenge, che ha visto la partecipazione entusiasta dei nostri calciatori e di moltissimi amici.
Nel nostro piccolo, siamo molto contenti di aver regalato qualche sorriso. Un minuto di spensieratezza, che in questa ora buia vale oro.
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