La scelta di un carattere è fondamentale: non può e non deve essere dettata dal caso o più semplicemente dal gusto personale
Il nove luglio 2012 lo scrittore e regista Erral Morris scrisse su un articolo sul blog del New York Times dal titolo “sei ottimista o pessimista?”. Nel testo veniva chiesto al lettore di esprimere un’opinione rispetto ad alcune affermazioni. In realtà Morris non voleva conoscere l’opinione degli utenti, ma capire l’impatto dei caratteri tipografici sui lettori; così ogni utente vedeva le affermazioni con un font differente.
Il risultato fu sorprendente: chi aveva letto il testo in Baskerville era più concorde di chi lo aveva letto in Helvetica o Comic Sans.
“I used to write all of my manuscripts in Bembo. Now I write them in Baskerville” – Erral Morris
Nel 1750, quando fu inventato, il Baskerville fu a dir poco rivoluzionario. Ai nostri occhi, invece, è un carattere classico e dall’aspetto retrò. Probabilmente è stato proprio questo tratto “canonico” ad aver attivato nei lettori del New York Times un senso di fiducia e sicurezza tale da far convergere la loro opinione verso quella del giornalista.
Ogni carattere tipografico ha quindi delle caratteristiche tali da influenzare la nostra opinione su ciò che leggiamo. Una personalità che determina l’azione e l’efficacia del messaggio.
Ma siamo tutti in grado di percepire la differenze sostanziali tra le tipologie di caratteri, anche non conoscendone la storia o le caratteristiche che li contraddistinguono?
Con l’avvento del computer si è scatenato il c.d. “desktop publishing” e chiunque ha avuto la possibilità di usare, provare e produrre, sempre e senza nessuna logica, grandissimi quantitativi di caratteri tipografici. In termini di inquinamento visivo, uno dei più grandi disastri del nostro secolo 🙂
Oggi i font sono strumenti “alla portata” di tutti: da qualunque dispositivo possiamo srotolare il nostro menù a tendina e scegliere tra decine e decine di caratteri.
Tanti caratteri, poca tipografia. Quanti, tra gli utilizzatori di word, sanno distinguere un Bodoni da un Helvetica, un Caslon da un Gotham, un Times da un Univers?
La scelta di un carattere è fondamentale: non può e non deve essere dettata dal caso o più semplicemente dal gusto personale. Quando si sceglie un carattere dobbiamo studiarne la storia, approfondire i tratti, capirne la personalità (qui qualche esempio).
Oggi la maggior parte dei caratteri tipografici sono progettati per fini commerciali o per identità, con scopi e caratteristiche ben precise, basati su studi e ricerche accurate.
Il modo in cui raccontiamo una storia deve esprimere l’anima della storia stessa per raccontarla al meglio. A partire dalla scelta del carattere tipografico.
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